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“Preoccupato? No, semmai consapevole che occorre essere vigili”. Era quanto aveva dichiarato, nell’ottobre del 2010, l’allora Procuratore generale della Confederazione Erwin Beyeler, dopo un incontro avuto a Roma con i dirigenti italiani dell’antimafia.
Parole tutto sommato tranquillizzanti: nessun reale pericolo di infiltrazioni del crimine organizzato nella Confederazione.
E oggi? La situazione è decisamente cambiata, in peggio. “Che la mafia, nelle sue varie forme, sia presente anche in Svizzera, è ormai innegabile. Ma oggi non è più sufficiente limitarsi a constatare l’esistenza del fenomeno: bisogna anche combatterlo, trasformando gli elementi d’indagine in atti d’accusa”: è questo l’allarme recentemente lanciato dall’attuale Direttore della giustizia federale Stefan Blättler, il quale si riferiva – in particolare – alle preoccupazioni sui rischi delle infiltrazioni della criminalità organizzata in Ticino.
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In che modo la criminalità organizzata agisce nel nostro Cantone?
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Quali sono le sue strategie occulte?
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Quanto sono concrete la sua presenza e la minaccia per il nostro tessuto economico?
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Come possono, gli imprenditori e gli operatori economico-finanziari locali, essere avvicinati e cadere nelle trappole e nei ricatti di quella che già lo scrittore Leonardo Sciascia aveva definito ‘l’ombra della palma che si estende sempre più a Nord”, fino ad attraversare i nostri confini?
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In poche parole: come ci si può difendere da una eventualità del genere?
Sono questi gli interrogativi ai quali, durante il pomeriggio promosso da AITI e AIF Ticino, si cercherà di dare risposta.
A supporto della discussione, sapientemente moderata dal giornalista Aldo Sofia, verranno proiettati anche due brevi filmati sulla presenza di mafia e n’drangheta nel nostro Paese. |